CentoPerCentoAnimalisti
VS
Campagna A.I.P
Da sempre l' associazione centopercentoanimalisti, sferrà irraginevoli, immotivati e soprattutto mai comprovati attacchi nei confronti delle campagne promosse da AIP (= Attacca l' Industria della Pellicia).
In questo spazio del sito, è nostra intenzione fare un po' di chiarezza in merito a queste false accuse, tra le tante, vi è quella di non aver mai riportato risultati validi... qui vi illustreremo gli svariati ed importanti risultati ottenuti dalle campagne AIP
Vi verrano presentate anche le dichiarazioni, di chi, queste campagne le ha vissute, e tuttora lotta in strada per arrivare a risultati sempre più grandi. Ma andiamo con ordine, e presentiamo, a chi non la conoscesse... cos' è AIP
Cos'è AIP?
La Campagna AIP – Attacca l’Industria della Pelliccia nasce nel 2004 con lo scopo di portare alla luce la realtà dell’industria della pelliccia e contribuire ad una sua definitiva fine.
AIP nasce da attivisti volontari uniti da un sentimento antiautoritario che non concepisce costrizioni e gabbie, né per gli animali né per gli umani.
Pur concentrandoci, per motivi strategici, su un singolo settore dello sfruttamento, intendiamo la lotta contro l’industria della pelliccia come parte integrante del rifiuto di una visione del mondo antropocentrica e specista, che considera gli animali non umani e la Terra come risorse a disposizione dei capricci degli esseri umani.
Similmente al razzismo e al sessismo, lo specismo si fonda su un concetto vacuo ed arbitrario, l’appartenenza di specie, per perpetuare l’attuale gerarchia di potere e giustificare qualsiasi pratica contraria agli interessi degli animali non umani.
Chi lotta per la liberazione animale si oppone dunque a qualsiasi forma di specismo, ma anche di razzismo, xenofobia, sessismo e omofobia.
Primo passo fondamentale verso la liberazione animale è il veganismo, il rifiuto del consumo di carne, uova, latte e altri alimenti di origine animale, prodotti in allevamenti non meno crudeli di quelli “da pelliccia” e responsabili della morte e dello sfruttamento di decine di miliardi di esseri senzienti ogni anno.
All’interno della Campagna AIP non ci sono stipendiati e costosi uffici da mantenere, il che significa che ogni centesimo e ogni sforzo vengono spesi direttamente per portare avanti le iniziative e stampare il materiale.
Questo tipo di organizzazione rende ogni gruppo e ogni individuo libero di contribuire alla campagna e agli obiettivi come meglio crede, con i mezzi che preferisce e quelli nei quali si sente maggiormente preparato o a proprio agio.
Con una simile organizzazione di base siamo stati capaci di creare una rete nazionale di gruppi attivi sul proprio territorio ed essere in diverse piazze d’Italia con centinaia di iniziative e proteste anti-pellicce.
Per salvare gli animali negli allevamenti e fermare questa strage c’è molto lavoro da fare, ma più siamo e più forza abbiamo.
AIP nasce da attivisti volontari uniti da un sentimento antiautoritario che non concepisce costrizioni e gabbie, né per gli animali né per gli umani.
Pur concentrandoci, per motivi strategici, su un singolo settore dello sfruttamento, intendiamo la lotta contro l’industria della pelliccia come parte integrante del rifiuto di una visione del mondo antropocentrica e specista, che considera gli animali non umani e la Terra come risorse a disposizione dei capricci degli esseri umani.
Similmente al razzismo e al sessismo, lo specismo si fonda su un concetto vacuo ed arbitrario, l’appartenenza di specie, per perpetuare l’attuale gerarchia di potere e giustificare qualsiasi pratica contraria agli interessi degli animali non umani.
Chi lotta per la liberazione animale si oppone dunque a qualsiasi forma di specismo, ma anche di razzismo, xenofobia, sessismo e omofobia.
Primo passo fondamentale verso la liberazione animale è il veganismo, il rifiuto del consumo di carne, uova, latte e altri alimenti di origine animale, prodotti in allevamenti non meno crudeli di quelli “da pelliccia” e responsabili della morte e dello sfruttamento di decine di miliardi di esseri senzienti ogni anno.
All’interno della Campagna AIP non ci sono stipendiati e costosi uffici da mantenere, il che significa che ogni centesimo e ogni sforzo vengono spesi direttamente per portare avanti le iniziative e stampare il materiale.
Questo tipo di organizzazione rende ogni gruppo e ogni individuo libero di contribuire alla campagna e agli obiettivi come meglio crede, con i mezzi che preferisce e quelli nei quali si sente maggiormente preparato o a proprio agio.
Con una simile organizzazione di base siamo stati capaci di creare una rete nazionale di gruppi attivi sul proprio territorio ed essere in diverse piazze d’Italia con centinaia di iniziative e proteste anti-pellicce.
Per salvare gli animali negli allevamenti e fermare questa strage c’è molto lavoro da fare, ma più siamo e più forza abbiamo.
Campagna AIP
Milano e Roma
centopercentoAnimalisti e i loro "cuginetti" del Blocco Animalista
I 100% Animalisti sono legati agli ambienti della destra xenofoba - come ben sappiamo, il loro fondatore Paolo Mocavero fu candidato alla carica di sindaco di Padova nelle liste di Forza Nuova.
La loro attività e le relative iniziative vengono prontamente riportate dall'agenzia di stampa "indipendente" NOVOPRESS
http://it.novopress.info/?s=100%25+animalisti&x=15&y=6 - su cui abitualmente vengono ospitati siti, iniziative ed editoria riconducibili al movimento neo-fascista -, oltre che sul sito LA DESTRA.INFO
http://www.ladestra.info/?s=100%25+animalisti
Nonostante queste premesse, nella pagina iniziale del loro sito è presente una frase del compianto Barry Horne. Lo sa chi ha deciso di mettere quella frase che Barry era un militante dichiaratamente anarchico e antifascista? Perché se lo sapesse, non dovrebbe tollerare già solo per questo la presenza di pseudo-fascisti e razzisti all'interno interno del gruppo e del forum. Anche perché per i principi stessi dell'ANTISPECISMO è inammissibile ogni logica discriminatoria di stampo razzista, sessista, sessuofoba, che puntualmente si ritrovano nei commenti del forum e negli slogan da stadio dei 100%. Dunque, l'inserimento delle frasi di Horne e di altri suonano come l'ennesima provocazione, frutto della bassezza e della vacuità di contenuti di Mocavero e amici, che sono ben lontani dalla sostanza espressa da questi veri attivisti per la liberazione animale, così come da quella presente in tutti i testi (che dubitiamo fortemente abbiano mai letto Moca & co.) ispiratori di tale movimento.
Il termine ANTISPECISMO è stato coniato da Peter Singer, che nel suo libro 'Liberazione animale' (il libro che ha dato vita e concretezza al movimento) fa riferimento alle altre 'logiche' discriminatorie e di sopraffazione umane, quali il razzismo e il sessismo, associandole per principi allo specismo. Questo ragionamento non fa una piega, al contrario dei loro.
Può dunque un'organizzazione animalista, e quindi - si presuppone - antispecista, far riferimento a un'ideologia razzista e xenofoba? Se non si fa differenza di specie, come giustificare quelle di razze e sesso?!
Un fascista così come un razzista (almeno uno di buon senso) inoltre non potrebbe mai fregiarsi di sentirsi dell'ALF, visto che i principi e i valori di esso si basano appunto sull'ANTISPECISMO.
Inoltre, uno dei principi fondanti dell'ALF è quello di "prendere tutte le necessarie precauzioni per evitare di arrecare danno ad animali, umani e non"...forse che gli appartenenti ai 100% possono aderire a tali principi, quando paventano continue minacce e intimidazioni nei confronti di chiunque non la “pensi” come loro?
Per quanto riguarda il Blocco Animalista di Roma, nato dalle ceneri dei 100%, il suo presidente, tale Aurelio Melone, lavora per la ROCHE, nota multinazionale che da anni avvelena il pianeta e si rende complice della sofferenza di milioni di animali vivisezionati in nome del commercio farmachimico, e non a caso sotto boicottaggio da parte di migliaia di attivisti aderenti alla campagna SHAC contro HLS.
Come se non bastasse, altre tristi "bizzarie" distinguono quest'organizzazione, come l'invito nel loro forum ad acquistare animali (nello specifico topolini) per salvarli, adducendo subdole e fuorvianti giustificazioni.
http://bloccoanimalista.forumattivo.com/roditori-by-alena-f7/free-rats-t499.htm
Così se da una parte si inneggia all'Animal Liberation Front, dall’altra si contribuisce di fatto alla mercificazione e allo sfruttamento degli altri esseri viventi, logica quanto più avversa alle pratiche di liber-azione diretta riconducibili all'ALF!
<<Comprare un essere vivente equivale di fatto a considerarlo come un oggetto su cui poter mettere un'etichetta commerciale. Chi compra un animale accetta la logica della mercificazione della vita, esattamente come chi lo vende. Non solo, ogni profitto per il negoziante sarà un motivo in più per investire (cioè comprare e vendere altri animali) nella sua attività. Non comprare animali non significa solo slegarsi dallo sfruttamento animale su un livello etico e quindi di responsabilità, ma soprattutto evitare che altri facciano la stessa triste fine. Questa pratica si chiama BOICOTTAGGIO! Chi non sopporta di vedere animali in gabbia non li acquista, li libera (attraverso la controinformazione, i presidi, le azioni dirette o comunque con i mezzi che ritiene necessari)!>>
http://roma.indymedia.org/node/1655
E se si va sul loro sito, troverete addirittura in vendita il calendario senza veli di una delle sue fondatrici...è forse alimentando e supportando una logica sessista che si aiutano gli animali?!
La stessa, durante una discussione nel forum, afferma: "Himmler buttava i disabili giù dal balcone per poi farsi il tavolino con le loro ossa - io ho solo offeso due disabili - sì è vero! ma non perchè sono disabili, ma perchè sono le persone di merda.... anche se un tavolino mi servirebbe ....."
Crediamo non ci siano dubbi sulla natura quantomeno ambigua di tali organizzazioni. Facendo una ricerca su Google, alle voci "100% Animalisti" e "Blocco Animalista", si può verificare quanto detto, anche in merito alle polemiche scatenatesi al loro proposito su vari forum (Indymedia, etc.).
http://italy.indymedia.org/news/2006/10/1164198_comment.php#1167599 http://roma.indymedia.org/node/1731
CONTRO OGNI FORMA DI SPECISMO, RAZZISMO, SESSISMO
LIBERAZIONE ANIMALE, LIBERAZIONE UMANA!
La loro attività e le relative iniziative vengono prontamente riportate dall'agenzia di stampa "indipendente" NOVOPRESS
http://it.novopress.info/?s=100%25+animalisti&x=15&y=6 - su cui abitualmente vengono ospitati siti, iniziative ed editoria riconducibili al movimento neo-fascista -, oltre che sul sito LA DESTRA.INFO
http://www.ladestra.info/?s=100%25+animalisti
Nonostante queste premesse, nella pagina iniziale del loro sito è presente una frase del compianto Barry Horne. Lo sa chi ha deciso di mettere quella frase che Barry era un militante dichiaratamente anarchico e antifascista? Perché se lo sapesse, non dovrebbe tollerare già solo per questo la presenza di pseudo-fascisti e razzisti all'interno interno del gruppo e del forum. Anche perché per i principi stessi dell'ANTISPECISMO è inammissibile ogni logica discriminatoria di stampo razzista, sessista, sessuofoba, che puntualmente si ritrovano nei commenti del forum e negli slogan da stadio dei 100%. Dunque, l'inserimento delle frasi di Horne e di altri suonano come l'ennesima provocazione, frutto della bassezza e della vacuità di contenuti di Mocavero e amici, che sono ben lontani dalla sostanza espressa da questi veri attivisti per la liberazione animale, così come da quella presente in tutti i testi (che dubitiamo fortemente abbiano mai letto Moca & co.) ispiratori di tale movimento.
Il termine ANTISPECISMO è stato coniato da Peter Singer, che nel suo libro 'Liberazione animale' (il libro che ha dato vita e concretezza al movimento) fa riferimento alle altre 'logiche' discriminatorie e di sopraffazione umane, quali il razzismo e il sessismo, associandole per principi allo specismo. Questo ragionamento non fa una piega, al contrario dei loro.
Può dunque un'organizzazione animalista, e quindi - si presuppone - antispecista, far riferimento a un'ideologia razzista e xenofoba? Se non si fa differenza di specie, come giustificare quelle di razze e sesso?!
Un fascista così come un razzista (almeno uno di buon senso) inoltre non potrebbe mai fregiarsi di sentirsi dell'ALF, visto che i principi e i valori di esso si basano appunto sull'ANTISPECISMO.
Inoltre, uno dei principi fondanti dell'ALF è quello di "prendere tutte le necessarie precauzioni per evitare di arrecare danno ad animali, umani e non"...forse che gli appartenenti ai 100% possono aderire a tali principi, quando paventano continue minacce e intimidazioni nei confronti di chiunque non la “pensi” come loro?
Per quanto riguarda il Blocco Animalista di Roma, nato dalle ceneri dei 100%, il suo presidente, tale Aurelio Melone, lavora per la ROCHE, nota multinazionale che da anni avvelena il pianeta e si rende complice della sofferenza di milioni di animali vivisezionati in nome del commercio farmachimico, e non a caso sotto boicottaggio da parte di migliaia di attivisti aderenti alla campagna SHAC contro HLS.
Come se non bastasse, altre tristi "bizzarie" distinguono quest'organizzazione, come l'invito nel loro forum ad acquistare animali (nello specifico topolini) per salvarli, adducendo subdole e fuorvianti giustificazioni.
http://bloccoanimalista.forumattivo.com/roditori-by-alena-f7/free-rats-t499.htm
Così se da una parte si inneggia all'Animal Liberation Front, dall’altra si contribuisce di fatto alla mercificazione e allo sfruttamento degli altri esseri viventi, logica quanto più avversa alle pratiche di liber-azione diretta riconducibili all'ALF!
<<Comprare un essere vivente equivale di fatto a considerarlo come un oggetto su cui poter mettere un'etichetta commerciale. Chi compra un animale accetta la logica della mercificazione della vita, esattamente come chi lo vende. Non solo, ogni profitto per il negoziante sarà un motivo in più per investire (cioè comprare e vendere altri animali) nella sua attività. Non comprare animali non significa solo slegarsi dallo sfruttamento animale su un livello etico e quindi di responsabilità, ma soprattutto evitare che altri facciano la stessa triste fine. Questa pratica si chiama BOICOTTAGGIO! Chi non sopporta di vedere animali in gabbia non li acquista, li libera (attraverso la controinformazione, i presidi, le azioni dirette o comunque con i mezzi che ritiene necessari)!>>
http://roma.indymedia.org/node/1655
E se si va sul loro sito, troverete addirittura in vendita il calendario senza veli di una delle sue fondatrici...è forse alimentando e supportando una logica sessista che si aiutano gli animali?!
La stessa, durante una discussione nel forum, afferma: "Himmler buttava i disabili giù dal balcone per poi farsi il tavolino con le loro ossa - io ho solo offeso due disabili - sì è vero! ma non perchè sono disabili, ma perchè sono le persone di merda.... anche se un tavolino mi servirebbe ....."
Crediamo non ci siano dubbi sulla natura quantomeno ambigua di tali organizzazioni. Facendo una ricerca su Google, alle voci "100% Animalisti" e "Blocco Animalista", si può verificare quanto detto, anche in merito alle polemiche scatenatesi al loro proposito su vari forum (Indymedia, etc.).
http://italy.indymedia.org/news/2006/10/1164198_comment.php#1167599 http://roma.indymedia.org/node/1731
CONTRO OGNI FORMA DI SPECISMO, RAZZISMO, SESSISMO
LIBERAZIONE ANIMALE, LIBERAZIONE UMANA!
Campagna AIP
Torino
Come gruppo locale AIP Torino ci siamo formati nell'estate del 2004 e abbiamo preso parte un po' a tutte le campagne di pressione indette a livello nazionale ed internazionale da quel momento ad oggi. In particolare con presidi costanti nell'arco dei primi tre anni nei confronti di Rinascente e Upim (a Torino abbiamo protestato prevalentemente davanti a La Rinascente di via Lagrange 33), cosa che ci ha resi noti a tutti i dipendenti, clienti di Rinascente e semplici passanti i quali, grazie al materiale informativo distribuito, ai filmati che documentano la realtà dell'industria della pelliccia, ai nostri cartelloni e alle informazioni diffuse attraverso il megafono, non potranno dire più "non sapevo".
Una volta ottenuta la dichiarazione d'impegno verso il fur-free da parte di Rinascente, nel 2007 la campagna si è spostata sul gruppo Coin e, in seguito ad una stagione di proteste che a Torino ha visto vari presidi di fronte al punto vendita di v.Lagrange 47, anche questa azienda (e i marchi annessi Oviesse e Yovi) ha rilasciato la relativa dichiarazione d'impegno che come le altre si può leggere alla pagina:
http://campagnaaip.net/risultati.html
Sempre nel corso del 2007, il gruppo locale torinese si è unito alla campagna nei confronti di Guess, che ha rinunciato alla vendita di inserti dopo quell'unica giornata internazionale di proteste.
Ancor prima dell'inizio dei presidi da Stefanel (con tutti i volantini e il materiale informativo fresco di stampa) anche questa azienda ha rilasciato una propria dichirazione.
La stagione 2008 ci ha visto presenti con alcuni presidi di fronte a degli ipermercati, in particolare Bennet che è stato tra gli obiettivi più difficili ma che alla fine ha anch'esso "ceduto" e acconsentito, nella persona del suo A.D., a rilasciare un documento scritto in cui attesta il suo impegno a divenire fur-free entro la stagione invernale 2010-2011.
Nella stagione invernale 2008/2009 ha preso il via la campagna (questa volta internazionale) nei confronti di Max Mara Fashion Group. Fin da subito si è delineata in maniera differente dalle altre principalmente a causa dell'atteggiamento della Questura (come poi si è visto fare anche in varie altre città) che ci ha consegnato una prescrizione che ci impediva - e tutt'ora ci impedisce - di manifestare di fronte ai punti vendita Max Mara e Max & Co.
Dopo un primo presidio nella centralissima piazza C.L.N. (che però non abbiamo reputato essere un luogo adatto alla nostra protesta poichè sito dietro ben due angoli visuali rispetto al negozio Max Mara in questione, cosa che ci portava a megafonare più che altro dentro la vetrina del negozio Feltrinelli lì posizionato..) ci siamo spostati nei pressi - a 70/80 metri, anche qui per via della prescrizione - del negozio Max & Co. ubicato nella parte iniziale di v.Roma. Questo luogo, in quanto sito in area pedonale, si è rivelato abbastanza adatto dal punto di vista divulgativo ed informativo, con la possibilità di richiedere il permesso di occupazione suolo pubblico e montare il nostro tavolo informativo e la struttura video per mostrare mediante schermi di varie dimensioni la cruda verità che si cela dietro le pellicce e gli inserti impiegati fra gli altri anche dal gruppo Max Mara, in tutto il mondo, nonchè per via del consistente passaggio di persone sotto i portici di quella via commerciale.
La campagna di pressione nei confronti di Max Mara non sarà certo una "passeggiata" anche perchè come tutti sanno si tratta di un colosso multinazionale della moda, ciò nonostante il gruppo locale AIP Torino è determinato a perseverare nel suo apporto alla campagna internazionale in corso finchè anche MMFG non rilascerà finalmente una dichiarazione formale d'impegno ad abbandonare i suoi legami con l'industria sanguinaria delle pellicce.
Risultati campagne AIP
Campagne come AIP spesso impiegano molto tempo ad arrivare all'obiettivo prestabilito, l'importante è non farsi prendere dalla disillusione e perseverare, a volte proprio quando si è quasi stufi di non veder cambiare le cose, arriva una lettera, e-mail o telefonata dell'azienda oggetta da boicottaggio, con una dichiarazione in cui annuncia di cessare la vendita di capi con inserti in pelliccia.
Vedere i risultati del proprio impegno dà ancora più forza a continuare a lottare per gli animali.
QUI SOTTO L'ELENCO IN ORDINE CRONOLOGICO DELLE VITTORIE DELLA CAMPAGNA AIP:
_ Nel settembre del 2005 la multinazionale dell'abbigliamento Inditex, proprietaria anche del noto marchio Zara, ha cessato di produrre e vendere inserti di pelliccia in 2.200 negozi nel mondo pochi giorni prima di una giornata internazionale d'azione che abbiamo contribuito ad organizzare.
RINASCENTE:
_ L'11 maggio 2007, dopo tre anni di proteste continue davanti ai suoi negozi in tutta Italia, La Rinascente ha deciso di chiudere i suoi reparti pellicceria di Milano e Roma e di cessare la produzione e vendita di inserti con animali che non provengano dall'industria alimentare. Dal 31 gennaio 2009 (fine saldi autunno/inverno 2008), cesseranno la vendita anche degli inserti di pelliccia di sottoprodotto dell' industria carnea.
UPIM:
_ Obbiettivo parallelo della campagna contro La Rinascente, il 18 luglio 2007 Upim ha dichiarato che a partire dalle prossime collezioni autunno-inverno 2007 useranno solo ed esclusivamente giubbotti con inserti in pelliccia sintetici.
GUESS;
_ Anche AIP ha preso parte alla campagna internazionale contro il marchio Guess, organizzando proteste in diverse città e anche davanti agli uffici generali europei dell'azienda. Nel luglio 2007 Guess ha dichiarato che a partire dall'aprile 2008 le loro collezioni saranno completamente fur-free.
GRUPPO COIN:
_ Il Gruppo Coin ha deciso di adottare una politica fur-free per tutti i suoi marchi. Ricordiamo che Gruppo Coin possiede più del 4% del mercato italiano dell’abbigliamento ed è leader nel settore.
OVIESSE:
_ Sarà completamente fur-free a partire dalla stagione autunno-inverno 2008/09.
Inizialmente i dirigenti del Gruppo Coin pensavano di continuare la vendita di pellicce provenienti dalla cosiddetta “catena alimentare” (prevalentemente il coniglio), ma sono stati convinti a togliere anche queste da tutti i 350 punti vendita OVIESSE in Italia.
Questo è un grande risultato, perché OVIESSE detiene una grande quota del settore italiano e con il restyling dell’azienda sta conquistando sempre più mercato proponendosi a un pubblico più giovane.
COIN e Yo-VI:
_ per i prodotti a loro marchio non utilizzeranno più pelo animale a partire dalla stagione autunno-inverno 09/10, anno in cui venderanno solamente eventuali rimanenze.
Per i prodotti di marchi esterni acquisteranno prodotti con inserti solo fino alla stagione 09/10, vendendo in quella successiva solamente le rimanenze.
STEFANEL:
_ Di fronte al lancio di una campagna internazionale da parte di AIP il 29 aprile 2008 il gruppo Stefanel ha sottoscritto una politica fur-free con la quale si impegna a partire dalla stagione Autunno/Inverno 2011 a non utilizzare più alcun pelo animale in tutti i marchi del Gruppo: Stefanel, Interfashion e Hallhuber.
Stefanel ha 650 negozi nel mondo, mentre Hallhuber circa 100 negozi in Germania e Austria.
CARREFOUR:
_ Il Gruppo Carrefour Italia ha deciso di adottare una politica pienamente fur-free e ce lo ha comunicato ufficialmente con una lettera e in un incontro avuto con alcuni rappresentanti dell'azienda. Carrefour aveva già deciso da tempo di togliere inserti di pelliccia dai propri assortimenti, senza però considerare tali quelli di pelo di coniglio. Dopo essere stato contattati da Campagna AIP e avere anche visionato video e dossier sull'industria della pelliccia di coniglio Carrefour ha deciso di diventare pienamente fur-free ed eliminare anche questi ultimi inserti dai propri negozi.
Gli ipermercati italiani stanno finalmente facendo delle scelte e le rendono pubbliche, decidendo di non avere più inserti di pelliccia all'interno dei loro punti vendita.
PAM:
_ Anche il Gruppo PAM, proprietario di 46 ipermercati su tutto il territorio nazionale, ha comunicato ad AIP questa scelta. Gli ipermercati del Gruppo Pam sono: 20 a insegna "Pam Superstore", 4 "Superal Superstore" e 22 "Panorama".
SIXTY:
_ Sixty Spa ha scelto di adottare una politica fur-free per tutti i suoi marchi. Il marchio Refrigiwear, di recente acquisizione, sarà fur-free dalle prossime stagioni. Sixty spa è proprietaria di 500 negozi e i suoi marchi, tra i quali Miss Sixty ed Energie, sono venduti in 7000 punti vendita multimarca in tutto il mondo.
DIESEL:
_ Di fronte all'imminente campagna di proteste lanciata a livello internazionale da AIP Diesel ha scelto di disegnare da questo momento in poi solamente collezioni prive di inserti di vera pelliccia.
La collezione Diesel autunno-inverno 2009/10 era già stata disegnata al momento della scelta, quindi su quella non è stato possibile intervenire, ma già dalla collezione primavera-estate seguente, quella del 2010, nessun tipo di pelo animale verrà utilizzato per i loro capi. Diesel ha 300 negozi nel mondo e i loro capi vengono venduti in 5000 altri negozi multimarca su tutti i continenti.
BELSTAFF:
_ La trevigiana Clothing Company, da qualche anno proprietaria del marchio Belstaff, uno dei marchi
di giacche e giacconi più rinomati al mondo, ha scelto di non utilizzare più alcun inserto di pelliccia
a partire dalla collezione Autunno-Inverno 2009/10.
AUCHAN:
_ Auchan, contattata da AIP in merito alla campagna "fuori la pelliccia dagli ipermercati" ha dichiarato che già da tempo, l'azienda ha intrapreso una politica "fur-free" e che pertanto nei 46 ipermercat Auchan distribuiti sul territorio nazionale non si commercializzano né pellicce animali né capi di abbigliamento contenenti inserti in pelliccia e in futuro non si commercializzeranno capi contenenti vero pelo animale.
BENNET:
_Bennet, proprietaria di ben 59 punti vendita, si aggiunge alla lista di ipermercati italiani che hanno adottato una politica fur-free.
Nella stagione autunno-inverno 2010/2011 verranno smaltite le ultime rimanenze di inserti di pelliccia presenti nei loro magazzini.
* Questa dichiarazione non vuole essere nient'altro che la comunicazione di un dato di fatto.
Sappiamo bene che spesso per le aziende della moda diventare 'fur-free' è più una strategia economica, accompagnata dalla volontà di far cessare le proteste e le pressioni contro di loro, che non una decisione dettata dalla coscienza.
Eppure per la Campagna AIP, per gli animali rinchiusi negli allevamenti da pellicce, questo è un risultato ottenuto. Comunque non intendiamo fare alcuna pubblicità ne incrementare le vendite ad aziende di questo tipo, basate sul consumo, fondate sul profitto. Aziende che pur avendo fatto un passo che salva degli animali appartengono ancora alla realtà specista che stiamo combattendo per cambiare.
Fonte: http://www.campagnaaip.net/risultati.html
Aggiornamento campagne AIP
Molti di voi saranno già al corrente della campagna internazionale contro la casa di moda tedesca Escada, uno dei marchi di lusso più importanti di quel paese. Una campagna che è stata sostenuta anche qui in Italia con proteste davanti ai negozi Escada, volantinaggi e proteste telematiche ai loro contatti italiani.
Escada AG comprendeva fino a poco tempo fa anche altri marchi, come Biba, Primera, Apriori, Cavita e Laurel. A causa della difficile situazione economica di Escada, la sussidiaria Biba era stata venduta alla casa di moda tedesca Gelco (anche le altre sussidiarie sono in fase di cessione). Poco dopo il passaggio di proprietà l'azienda ha annunciato che dalla collezione autunno-inverno 2009/10 cesserà di vendere qualsiasi tipo di pelliccia animale nei suoi negozi. Una dichiarazione scritta è stata inviata alla coalizione svizzera-austriaca-tedesca Offensive gegen die Pelz-Industrie.
Biba possiede più di 550 negozi e distributori ed è stata il bersaglio dipiù di 700 proteste di ogni tipo.
«Questa notizia rappresenta un grande passo nella campagna per rendere Escada fur-free. E' un enorme successo! Ora che Escada si trova isolata concentreremo tutte le forze contro di essa fino a quando non seguirà l'esempio di Biba», ha commentato David Cimaro, del Global Network Against the Fur Industry.
D'ora in poi 550 negozi in tutto il mondo cesseranno di ordinare prodotti con inserti di pelliccia. Questo potrebbe avere un impatto concreto sul numero di animali uccisi ogni anno dall'industria della pelliccia. La promessa fatta nel 2007 è sempre valida: la campagna non cesserà fino a quando Escada non toglierà qualsiasi tipo di vera pelliccia dalle sue collezioni!
Ora più che mai: forziamo Escada a diventare fur-free! Nessun compromesso nella lotta contro l'industria della pelliccia! Nessun compromesso nella lottaper la liberazione animale!
http://www.facebook.com/inbox/?ref=mb&__a=1#/inbox/readmessage.php?t=109714247083&mbox_pos=0
Escada AG comprendeva fino a poco tempo fa anche altri marchi, come Biba, Primera, Apriori, Cavita e Laurel. A causa della difficile situazione economica di Escada, la sussidiaria Biba era stata venduta alla casa di moda tedesca Gelco (anche le altre sussidiarie sono in fase di cessione). Poco dopo il passaggio di proprietà l'azienda ha annunciato che dalla collezione autunno-inverno 2009/10 cesserà di vendere qualsiasi tipo di pelliccia animale nei suoi negozi. Una dichiarazione scritta è stata inviata alla coalizione svizzera-austriaca-tedesca Offensive gegen die Pelz-Industrie.
Biba possiede più di 550 negozi e distributori ed è stata il bersaglio dipiù di 700 proteste di ogni tipo.
«Questa notizia rappresenta un grande passo nella campagna per rendere Escada fur-free. E' un enorme successo! Ora che Escada si trova isolata concentreremo tutte le forze contro di essa fino a quando non seguirà l'esempio di Biba», ha commentato David Cimaro, del Global Network Against the Fur Industry.
D'ora in poi 550 negozi in tutto il mondo cesseranno di ordinare prodotti con inserti di pelliccia. Questo potrebbe avere un impatto concreto sul numero di animali uccisi ogni anno dall'industria della pelliccia. La promessa fatta nel 2007 è sempre valida: la campagna non cesserà fino a quando Escada non toglierà qualsiasi tipo di vera pelliccia dalle sue collezioni!
Ora più che mai: forziamo Escada a diventare fur-free! Nessun compromesso nella lotta contro l'industria della pelliccia! Nessun compromesso nella lottaper la liberazione animale!
http://www.facebook.com/inbox/?ref=mb&__a=1#/inbox/readmessage.php?t=109714247083&mbox_pos=0